Euridice

di Ottavio Rinuccini

Musiche di Jacopo Peri

Direzione Maria Luisa Baldassari

Regia Stefano Patarino

Il mito di Orfeo si attaglia alla perfezione alla nascita dell’opera, concordemente fissata nella composizione di ‘Euridice’ di Ottavio Rinuccini e Jacopo Peri. Il mito, universalmente noto in un epoca di rivisitazione della tradizione classica, diviene il paradigma del cantore solista che muove gli animi degli ascoltatori e dimostra così la potenza della musica. La scelta di Orfeo come simbolo della nuova corrente del canto solistico e drammatico non è casuale: Orfeo è generalmente rappresentato come cantore che si accompagna con la lira, immagine speculare del cantore moderno che si accompagna al liuto, la cui capacità di commuovere sta nella combinazione di parola e musica e non in uno o nell’altro dei due elementi presi separatamente. Per questo Orfeo affascina tanto i compositori d’opera (Peri, Caccini, Monteverdi fino poi a Gluck o addirittura Offenbach): egli rappresenta la chiave di volta del linguaggio operistico, l’elemento che legittima l’unione di teatro e musica. Il lavoro operato per quest’allestimento è stato proprio quello di cercare di ricostruire questo nesso inscindibile: fare teatro senza dimenticare la musica, ‘muovere gli affetti’, per usare un’espressione cara a Peri e al suo circolo, con il gesto, la parola, il canto, gli strumenti. Mancano in quest’allestimento le macchine, elemento tipico del teatro seicentesco atto a creare meraviglia negli ascoltatori: forse però ‘Euridice’ è l’opera che meno ne soffre la mancanza, incentrata com’è sulla forza dell’espressione personale. La scena è data dai luoghi meravigliosi che ospitano lo spettacolo

La compagnia dell’oratorio

Oratori del tardo Seicento Emiliano
Rappresentazioni in forma semiscenica

“La compagnia dell’Oratorio” nasce come progetto di riscoperta del repertorio oratoriale emiliano-romagnolo del Sei e Settecento, periodo durante il quale questo genere ebbe una grande e misconosciuta fioritura in questa regione italiana. Il progetto è promosso dall’associazione Collegium Musicum Classense e dal Festival “I Luoghi dello Spirito e del Tempo”

L’oratorio emiliano è un genere drammatico, affronta temi che vanno dal sentimentale al politico e i compositori che vi si dedicano squadernano tutta la loro arte per costruire personaggi ben caratterizzati e pieni di contrasti: l’angelo e l’iracondo diavolo del “Transito”, la figura dolente di Sigismondo e la sua perfida consorte nell’oratorio omonimo non hanno niente a che invidiare, per espressività, a figure dell’opera dello stesso periodo.

Con un numero limitato di mezzi (archi a parti reali, 5-6 voci e basso continuo) gli oratori offrono le emozioni artistiche e musicali di una piccola opera. L’Ensemble Les Nations ha in repertorio cinque oratori che possono essere eseguiti con gli stessi interpreti e permettono un offerta diversificata all’interno della stessa stagione. In alternativa è possibile abbinare all’oratorio scelto un concerto di musiche sacre o da camera. I concerti si adattano a spazi chiusi o a spazi aperti con buona acustica (chiostri, cortili chiusi…)

Il transito di S. Giuseppe di Giovanni Paolo Colonna

Per 5 voci, 5 archi, basso continuo

San Sigismondo di Borgogna
di Domenico Gabrielli

Per 5 voci, 5 archi, basso continuo e tiorba obbligata

Il Mosè liberatore del Popolo Ebreo di Giacomo Antonio Perti

Per 5 voci, 5 archi, tromba, basso continuo

Assalonne di Giovanni Paolo Colonna

Per 5 voci, 4 archi, tromba, basso continuo

Il Giona di Giovanni Battista Bassani

Per 5 voci, 4/6 archi, basso continuo

Le voci degli oratori

Alberto Allegrezza, Laura Antonaz, Gloria Banditelli, Elena Biscuola, Mauro Borgioni,
Marco Bussi, Andrea Favari, Fabio Furnari, Raffaele Giordani, Margherita Rotondi, Marco
Scavazza, Patrizia Vaccari, Carlo Vistoli